Il ricordo di un fenomeno religioso e cultuale che ha coinvolto il territorio italiano come quello degli eremi
camaldolesi è una valida occasione per provare il cammino dedicato a San Romualdo; questo è un tracciato
percorribile a piedi e in bicicletta attraverso i luoghi visitati dal Santo o dove la congregazione dei monaci eremiti
benedettini, interpreti della riforma di San Romualdo, si è sviluppata. Una grande opportunità per conoscere il
capolavoro realizzato dai monaci, faro di spiritualità, cultura e ospitalità da mille anni.
I monaci seguendo la regola di S. Benedetto avevano particolare attenzione ai malati; questo precetto della Regola,
fu sviluppato in senso ampio grazie alla trasmissione della cultura classica che aveva il suo centro negli scriptoria
dell’abbazie e che permise il mantenimento delle conoscenze mediche classiche. I monasteri divennero la sede di
farmacie monastiche efficienti e sapienti, che conoscevano le piante officinali e ne curavano la filiera produttiva. In
questo quadro il cammino vuole onorare e valorizzare la tradizione della farmacia monastica che, per certi versi, ha
trovato continuazione in alcune produzioni attuali. Si propone di incoraggiare studi storici più approfonditi e per
suggerire di riprendere, anche in senso produttivo, quella tradizione.
La comunità monastica di Camaldoli, fin dalla sua nascita attorno al 1024, stabilì un rapporto vitale con l’ambiente
forestale, fino ad assumerlo a simbolo e custode della vita monacale. A loro si deve il primo Codice Forestale del
1278.
Il sistema produttivo agrosilvopastorale, gestito per oltre otto secoli dai monaci della Congregazione Camaldolese, è
un esempio tangibile di gestione multifunzionale, flessibile e durevole delle risorse ambientali, e di sviluppo
socioeconomico per molte comunità locali dell’Appennino italiano e non solo. È altamente significativo il fatto che
l’UNESCO abbia posto l’attenzione a questa Etica monastica camaldolese nei confronti del rapporto
Uomo/Ambiente, avviando il progetto del suo riconoscimento quale Valore Immateriale Universale, in questi nostri
giorni tanto bisognosi di attenzione ,amorosamente operativa, nei confronti di tutta questa nostra terra.
Il Cammino da Ravenna a Fabriano si estende in un percorso di 495 Km diviso in 29 tappe.
Si inizia dalla città natale del Santo dalla Basilica di Classe in 9 tappe, seguendo Gamogna, San benedetto in Alpe fino
a Camaldoli (questa prima parte è stata inaugurata nel 2012 in occasione del millenario della fondazione dell’Eremo
di Camaldoli, ed ora s’innesta il progetto VSR che intende finalizzare il percorso in vista della commemorazione dei
mille anni della morte di San Romualdo-Fabriano 1027). , altre 12 tappe raggiungendo la Verna ,Anghiari Montone,
Monte Corona, Chiaserna per raggiungere l’abbazia di Fonte Avellana e continuare nelle Marche con altre 8 tappe
coinvolgendo abbazie camaldolesi di rara bellezza come Santa Croce a Sassoferrato, San Vittore di Genga, Sant’Elena
di Serra San Quirico, Sant’Urbano di Apiro, Valdicastro e terminare a Fabriano dove il corpo di San Romualdo riposa
nella meravigliosa cripta della chiesa di San Biagio e Romualdo. Un affascinante viaggio a passo lento attraverso
luoghi spirituali, simbolici e storici che regala inattese emozioni, una grande esperienza che arricchisce l’animo
umano. Quattro le regioni attraversate: Romagna, Toscana, Umbria e Marche. Il cammino, momento di celebrazione
di un importante episodio della storia del monachesimo, segue rotte e luoghi romualdini e benedettini e congiunge
grandi aree verdi: l’antica Pineta di Classe, le Foreste Casentinesi, Riserva naturale Bosco delle Tecchie i parchi di
Monte Cucco e Gola della Rossa a testimonianza di quanto il rapporto uomo-natura sia simbiotico sin dalle origini
della congregazione. Quella ambientale-paesaggistica è infatti, insieme a quella storica e spirituale, una delle
principali valenze del cammino, Come gli antichi pellegrini rivalorizzeremo le stesse motivazioni, le più svariate; dal
desiderio di evadere dalla quotidianità, alla ricerca di un arricchimento personale, a fare nuove conoscenze sia tra
pellegrini che con le popolazioni locali che faranno mostra della loro grande ospitalità, dei sapori enogastronomici
che solo l’Italia può donare.

Cammino di San Romualdo