“Rappresenta per me un sogno fare una conferenza nel luogo in cui la pala dell’ “Incoronazione della Vergine” è stata fatta da Pintoricchio e da cui proviene”. Queste le parole testuali di Maria Rita Silvestrelli, cattedratica, insegnante all’Università per Stranieri di Perugia, esperta di storia dell’arte e studiosa pintoricchiana. Ha subito esordito dicendo queste parole la Silvestrelli, alla presenza di un buon numero di persone, chiamate a raccolta dall’Università della Terza Età di Umbertide e dall’associazione Eticamente, per il ciclo di incontri su “il carisma francescano a Fratta dal Medioevo ad oggi”. L’incoronazione della Vergine è senza dubbio un dipinto di grande interesse (che gli umbertidesi vedono in chiesa oggi in una riproduzione computerizzata fatta per sostituire l’originale) perché si colloca nel momento della maturità e del successo di Pintoricchio. Qui a Umbertide si conserva il contratto di commissione della pala della Fratta che può darci importanti riferimenti a riguardo. Il dipinto è datato dicembre 1502; Pintoricchio era uscito da poco da una grave malattia che lo aveva indotto a dettare il suo testamento. L’opera doveva essere condotta in quattro mesi, per un compenso complessivo di 100 ducati d’oro e andava sistemata sull’altare maggiore della chiesa degli osservanti di Santa Maria della Pietà. Un altro fatto interessante da sottolineare è che la committente fu una donna, Alexandra de Mucciarellis, insieme a Johannes Thome. Quest’opera si colloca in un momento importante per la pittura del Perugino, di Pintoricchio stesso e del giovane Raffaello. Per questo lavoro esistono due disegni e si è pensato che questi possano venire dalla mano di un giovane Raffaello; quindi fra i collaboratori di Pintoricchio c’è stato anche il giovane Raffaello. L’opera è rimasta sull’altare maggiore per lungo tempo, fino al momento delle requisizioni francesi, ma non è mai partita però per la Francia (rimanendo tra Perugia e Foligno) e poi, in seguito a diversi accordi venne richiesto da Roma e venne venduto dagli stessi frati che ne ricavarono una somma per fare una campana e l’organo. Attualmente il dipinto si trova negli appartamenti pontifici, dopo esser stato a lungo nella Pinacoteca Vaticana e dopo aver avuto un restauro nel 1956 da parte dei musei vaticani. La critica ha voluto vedervi la presenza di alcuni collaboratori come Giovan Battista Caporali e, ha continuato a dire l’esperta, che il dipinto ha una certa importanza per i conventi dell’osservanza francescana avendo già avuto un suo precedente firmato da Domenico Ghirlandaio nel 1486 a Narni e poi si tratta di un modello iconografico che avrà una sua fortuna fino a Jacopo Siculo nel 1541. E’ bello sottolineare la mano del Pintoricchio nella descrizione calligrafica, miniaturistica dei particolari più piccoli come il bosco, le case, la natura presente. La chiesa che si vede nello sfondo potrebbe proprio essere quella della chiesa di Santa Maria della Pietà, anche se non tutti sono d’accordo su questo. Alla domanda se l’opera potrà mai ritornare alla Fratta la Silvestrelli ha risposto che si tratta di operazioni complesse, costose e che sarebbe bello ora andare a fare una visita nei luoghi in cui adesso si trovano.
Fabrizio Ciocchetti