La creazione di un cammino denominato “Viae Sancti Romualdi” procede con la valorizzazione della storia delle abbazie e dei borghi che si trovano lungo il percorso che è anche un incontro con la storia di personaggi. In particolare l’eremo di Monte Corona offre la figura del Beato Paolo Giustiani, fondatore dei camaldolesi di Monte Corona. E’ una figura eminente di cui le comunità locali hanno perso il ricordo. Non risulta per esempio nemmeno una via o una piazza dedicata a questo personaggio che tanto ha influito sul territorio umbro-marchigiano.

Tommaso Giustiniano, diventato Paolo in religione, nacque a Venezia il 15 giugno 1476, ultimo figlio di Francesco e Paola Malipiero, nobili veneziani. La sua giovinezza resta in gran parte sconosciuta a causa dell’assenza di documentazione. Rimasto orfano di padre in giovane età, il Giustiniani. fu educato a Venezia sotto la guida della madre. Nel 1493 si trasferì a Padova, per frequentare i corsi universitari di filosofia e teologia, e vi rimase fino al 1504-05. Anche su questo periodo, che si intuisce decisivo ai fini della sua formazione, non disponiamo di molte notizie. Certo è che a Padova egli approfondì la conoscenza dei testi greci e latini e strinse legami di fervida amicizia con diversi coetanei, come Nicolò Tiepolo e Vincenzo Quirini (Querini), anch’essi membri di importanti famiglie veneziane e appassionati di cultura classica. Progressivamente, però, maturava nel Giustiniani. un desiderio di vita ritirata e un forte interesse per la dimensione religiosa, che lo condusse ad approfondire i testi scritturali e patristici, esplicitamente contrapposti alla teologia scolastica. A quanto scrisse, in questo passaggio dalla filosofia alla riflessione religiosa sarebbe stata determinante una lunga malattia di cui soffrì nel 1504. Si ritirò a Murano, dove aveva una casa, per continuare a studiare e approfondire scritti letterari e di teologia. Nel 1507 fece voto di castità e si recò a Betlemme dove rimase un anno continuando i suoi studi. Fu un esponente dell’evangelismo cattolico, cioè nella ricerca della imitazione di Cristo anche attraverso la lettera del Vangelo e la preghiera personale silenziosa e meditativa. Uno dei testi più famosi di questa corrente è “!L’imitazione di Cristo” scritta da Tommaso da Kempis.

Si avvicinò ai camaldolesi di Venezia e poi si recò a Camaldoli per valutare la possibilità di ritirarsi nell’eremo. Era stata mandato in avanscoperta dagli amici veneti ma alla fine pronunciarono i voti a Camaldoli solo lui e l’amico Vincenzo (in religione Pietro) Quirini.

I due veneziani proposero, dopo solo quaranta giorni dalla pronuncia dei voti, una riforma dell’ordine che, grazie alla loro amicizia con i papi Giulio II e Leone X fu approvata in un capitolo dei monaci in cui il Giustiniani ed il Quirini ebbero un ruolo deciso. La riforma voleva tutela la solitudine dell’eremo, spesso insidiate dalle cure secolari che erano comuni in un monastero tanto importante e dotato di un grande patrimonio.

Il Giustiniani fu anche eletto maggiore dei camaldolesi nel 1516. La sua santità si era affermata fra i confratelli.

Anche Camaldoli però, con le occupazioni, connesse al suo ruolo e all’importanza del monastero, non bastava al suo desiderio di solitudine. Con il permesso del Papa Leone X perciò si allontanò dall’eremo nel 1520 con l’intenzione per vivere la regola camaldolese in maniera più rigorosa. Si recò perciò all’eremo di San Gerolamo al Monte Cucco, che era sotto l’autorità della Diocesi di Gubbio. In quel periodo lo raggiunsero alcuni confratelli camaldolesi e si raccolsero intorno a lui altri eremiti che vivevano senza una direzione e provenivano anche da altri ordini. Con i privilegi a lui concessi dal Papa egli cominciò a guidarli nella disciplina del nuovo ordine, ancora legato ai camaldolesi ma ben presto autonomo. Il Giustiniani andò in quella zona perché aveva buoni rapporti con i duchi di Urbino.

La “Compagnia degli eremiti di San Romualdo” fu eretta nel convento di S. Biagio a Fabriano il 9 dicembre del 1523, acquisendo autonomia dalla congregazione di Camaldoli e acquisendo la proprietà di alcuni luoghi come l’eremo di San Gerolamo a Pascelupo, l’eremo di S. Leonardo vicino a Montefortino, l’eremo di S. Benedetto sul Monte di Ancona, le Grotte di Masaccio nella diocesi di Jesi.Paolo Giustiniani morì il 28 giugno 1528 nell’eremo di San Silvestro sul monte Soratte. Si era recato a Roma per gestire le questioni relative al nuovo ordine che, in pochi anni, stava crescendo molto. Dopo aver abbandonato Camaldoli si era fermato anche alla Fratta perugina (Umbertide) dove il suo ordine avrebbe trovato la sede definitiva a Monte Corona.